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Cucina Futurista

Manifesto della cucina futurista

LA CUCINA FUTURISTA: Il cambiamento per forza

Una corrente artistica quale il Futurismo crea una moda che rimane contemporanea. Il futurismo forma le sue caratteristiche agli inizi del Novecento come movimento artistico e culturale italiano. L’originalità del movimento espatria in altri Paesi quali Francia, Russia, Stati Uniti fino ad arrivare in Asia. Il movimento futurista apre a ogni forma di espressione: pittura, scultura, letteratura, musica, architettura, danza, fotografia, cinema e non di meno la gastronomia.

Filippo Tommaso Marinetti è il padre del movimento e come si sa, chi riesce ad aprire una corrente artistica nuova è naturalmente portata al successo.

L’evoluzione storica degli inizi del Novecento è eclettica e vigorosa: i fatti storici notevoli quali le guerre, la trasformazione sociale delle comunità, i forti cambiamenti politici e le scoperte tecnologiche innovative e la nascita d’importanti moderni modi di comunicazione, come il telegrafo senza fili, la radio, gli aerei e le prime cineprese, rendono tutto più semplice e vicino. La percezione materiale delle cose è profondamente modificata, le distanze si accorciano e sembra che anche i continenti sempre pensati lontani siano vicini.

La caratteristica base del futurismo è la velocità: il nuovo soffio culturale arrivava tale da voler bruciare ideologicamente musei e biblioteche per dimenticarsi del passato concentrarsi sul presente e proiettarsi al futuro.

La velocità ha invaso tutto e tutti: il minor tempo di attesa nel fare le cose è entrato nelle industrie, nelle comunità dei popoli, nelle tecnologie e nei pensieri. La cucina ne è anche lei influenzata.

Il manifesto della cucina futurista

Legare la cultura enogastronomica a una corrente artistica è bello. Le idee del futurismo in cucina: cosa ne scaturisce? È una cucina che lotta contro l’«alimento amidaceo» comprensibile nella pasta, colpevole di causare negli assuefatti consumatori, “fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo”. Il Marinetti durante una cena a Milano al ristorante “Penna d’oca” nel 1930 anticipa il Manifesto della cucina futurista, che è pubblicato su «Comoedia» il 20 gennaio 1931.

Come si capisce, il Futurismo, vuole tagliare col passato sentendosi forte ispiratore dalle metamorfosi sociali del tempo: tutto cambia, tutto si evolve, tutto diventa più veloce, noi lo sappiamo e ci proiettiamo in avanti.

Il precursore della cucina futurista è lo chef francese Jules Maincave, che nel 1914 aderisce al futurismo, annoiato dai metodi tradizionali usati. La sua passione è unire gusti e sapori, insieme a elementi che non erano mai stati accostati prima, per pregiudizio senza darne una dovuta spiegazione.

Marinetti, spingendosi ben oltre il conformismo e la ragione, predica senza tremori l’abolizione della forchetta e del coltello, dei condimenti tradizionali, del peso e del volume degli alimenti e della politica a tavola; auspica la creazione di “bocconi simultaneisti e cangianti”, invita i chimici a inventare nuovi sapori e incoraggia l’accostamento ai piatti di musiche, poesie e profumi.

Polibibite, Quisibeve e Pranzoalsole

Interessante l’aspetto letterario del movimento: i futuristi si prodigano soprattutto a italianizzare parole ed espressioni straniere. Riportiamo alcuni esempi: il cocktail diviene la “polibibita”, che si poteva ordinare al “quisibeve” e non al fantomatico bar; il sandwich prende il nome di “tramezzino” (usato anche oggi); il dessert di “peralzarsi”; il picnic diventa il simpatico “pranzoalsole”.

Se partecipate a un pranzo o una cena futurista aspettatevi piatti come, l’Antipasto intuitivo, il Brodo solare, il Mare d’Italia e il Pollofiat e il Carneplastico preparati secondo una “formula” e non una ricetta.

Se gli inizi del Novecento erano diventati veloci e le distanze avvicinate, oggi i tempi sono velocissimi e le distanze sono azzerate. Se ai tempi la ricetta è una formula, oggi cos’è?

 

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