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Basilio Sisti – l’anima della musica popolare bellunese

Basilio Sisti – il musicista dei gorgheggi

Il ricordo e la commemorazione rivolta a uomini illustri si rivela sempre una piacevole e valida sorpresa, che trova consenso anche tra le nuove generazioni. Valori di vita e di cultura si uniscono in motivi di lode e di affermazione. Basilio Sisti è ricordato come il musicista dei gorgheggi, che con la sua arte formò moltissimi allievi al culto e all’educazione musicale, coniugandola con il territorio dell’Alpago, nella luce storica e popolare.

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Basilio Sisti – 1910

Basilio Sisti nacque a Venezia il 9 marzo 1845 e morì ad Irrighe di Chies d’Alpago il 23 marzo 1921. Appare complessa la ricerca della documentazione relativa alla vita del musicista, ma dalle esigue notizie si apprende che fu adottato da una della famiglie Fagherazzi di Irrighe. La sua infanzia fu circondata da suonatori ed amanti della musica e il piccolo denotò una straordinaria inclinazione musicale. A tale proposito risalta questa testimonianza storica :

[…] Ad una parete della cucina nella sua dimora era appeso un vecchio clarino: l’occasione per portarsi il bocchino alla bocca e soffiarvi le prime note gi era dunque a portata di mano ad ogni momento propizio, ma ciò causava le furie del Fagherazzi : “ Rimettilo subito al suo posto! Vuoi proprio scassarmelo?” Però il testardo ragazzetto non si arrendeva : “Voglio imparare a suonarlo”, implorava con le labbra tremanti, mentre grosse e pietose lacrime gli gocciolavano dagli zigomi.[…][1]

La famiglia dopo le numerose insistenze del giovane Basilio accettò l’idea di educarlo alla studio alla musica e all’ acquisto di un clarino. Le prime nozioni di musica vennero impartire da Antonio Fagherazzi, che intuì sin da subito le eccezionali capacità della giovane promessa; ma le difficoltà di gestione della famiglia risultavano tante e così il piccolo Basilio, al termine delle scuole elementari, fu avviato al lavoro e grazie all’interessamento di parenti e amici, ebbe un lavoro di inserviente di cucina all’ospedale di S. Servolo di Venezia,[2]dove giunse con l’inseparabile clarino a tracolla.   L’arrivo del giovane musicista nella città veneziana creò un’atmosfera dominata dalla spensieratezza e dall’allegria contagiosa, all’interno del vecchio e squallido ospedale.

[…] Dopo aver pelato le patate, prendeva in mano il clarino per far sentire i gorgheggi dell’usignolo, tutti i cuochi gli si facevano attorno e dimenticando di girare le bistecche, creando poi le ire del capocuoco; i ricoverati che si trovavano nel piazzale per la passeggiata alzando il mento sopra il davanzale delle finestre della cucina per vedere chi fosse il bravo suonatore ed i ricoverati delle corsie aprivano le finestre per far entrare le note melodiose. […] [3]

Il soggiorno a Venezia

Nell’isola veneziana si trovò fortemente coinvolto dalla musica, assumendo in seguito la carica di direttore e maestro della piccola banda. Trovandosi a contatto con manifestazioni e cerimonie si dedicò con maggiore attenzione alla composizione, richiamando però lo stile e la cultura dell’Alpago; la sua musica animava le feste, accoglieva i quaresimali, accompagnava le processioni, tornando alle cronache. Crebbero i concerti, le feste in musica e le uscite con la banda, anche se si incrementava la disoccupazione, l’emigrazione e le avvisaglie della grande guerra. Dopo la parentesi veneziana rientrerà ad Irrighe e conoscerà Maria De Battista, nata nella vicina frazione di Funes nel 1848;  diventerà sua moglie e dal matrimonio nascerà l’unica figlia Rosa. Con il suo ritorno ad Irrighe il valido musicista si dedicherà all’insegnamento della musica ai giovani, [4] alcuni dei quali ricorderanno la sua serietà e la sua bravura; oltre alla musica, la natura e i suoi monti, saranno sempre presenti e motivo di ispirazione della sua arte compositiva.

[…] Amava fare delle lunghe passeggiate nei dintorni del villaggio e si inoltrava nei boschi per ascoltare i gorgheggi degli uccelli e le voci della montagne battute dai venti, che poi riportava nella sua musica, dandoci quindi Il Teverone; La capinera; Il canto dell’Usignolo; L’eco dei monti; Chies in festa, Una passeggiata a Puos; La valle dell’Alpago.[…][5]

La sua musica di tradizione principalmente popolare si adattava perfettamente alle feste del paese, in cui si udivano le trombe, le fisarmoniche, il clarino, la gran cassa e per questo suo contributo divenne un attivo diffusore della musica popolare contemporanea. Tra le sue opere meritano di essere ricordate : Due sorelle; La poveretta, Pia marcia; La civetta; Lacrima alla Patria; la pesca di Lamosano; Coro sopra un’oca rubata e mangiata all’osteria; L’Unione; La primavera; Rose di maggio; Il vento di marzo; Al mio ritorno; Canti d’uccelli. Dalle parole di Mauro Munaro, studioso e appassionato dell’arte di Basilio Sisti si apprende :

Libro del dr. Bayou dedicato a Basilio Sisti

Libro del dr. Bayou dedicato a Basilio Sisti

[…] Avendo sempre a cuore il piccolo paesino del comune di Chies d’Alpago, vi si trasferì definitivamente verso la fine dell’800 dedicandosi all’insegnamento della musica prima ai giovani di Irrighe e successivamente a quelli dell’intera conca alpagota. Più di 400 allievi ebbero modo di apprendere dal Sisti lo studio dell’ arte musicale e l’apprendimento di uno strumento tanto che per volontà dello stesso maestro si venne a creare una piccola banda che suonando polche ,valzer ,marcette (scritte dallo stesso Sisti) allietava i diversi momenti di vita quotidiana , dalle feste di piazza alle sagre paesane , ai matrimoni e agli eventi religiosi. La sua musica traeva ispirazione dalla natura che lo circondava, le note del suo clarino si ispiravano ai più svariati cinguettii degli uccelli  e ai momenti di vita del paese;ricordiamo infatti brani come Il Teverone, La Civetta, La Cucù-polca, “La pesca di Lamosano, Irrighe in festa, Viva la sposa. […][6]

Ad ottobre 2013, su iniziativa del dott. Andrea Bayou, è stato promosso e approvato un concorso artistico intitolato Catullo e la cartoline musicali dell’Alpago,[7] grazie all’interessamento e alla preziosa collaborazione della dott.ssa Chiara Fistarol, assessore alla Cultura del comune di Pieve d’Alpago, con l’appoggio degli assessori alla Cultura dei comuni di Chies, Farra, Puos e Tambre d’Alpago.  Il premio vedrà la partecipazione degli alunni delle Scuole Primarie di tutto il comprensorio dell’Alpago e la giuria verrà presieduta dalla prof.ssa Luciana Ferretti, già docente di educazione artistica nelle scuole secondarie di 1° grado.  L’idea è nata con il principale obiettivo di rendere visibile la cultura del territorio, la musica e la figura artistica di Basilio Sisti. I bambini dovranno concretizzare un disegno riguardante un tema della cultura locale, con l’aiuto della musica, che avrà il principale obiettivo di ispirare e stimolare l’immaginazione e la creatività di ogni partecipante. Sulla figura di Basilio Sisti è stata pubblicata una breve biografia a cura di Andrea Bayou, con un’analisi estetica-compositiva del M° Matteo Segafreddo, compositore e docente all’Università di Venezia, su alcune celebri melodie del grande compositore bellunese.

[1] Mario De Nale, Personaggi Illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi,  Edizioni C.S.E.M., Belluno, 1967, p. 46.
[2] Molti abitanti dell’Alpago trovarono lavoro a Venezia, grazie all’antico rapporto. A tal proposito : […] Sbagliano perciò coloro i quali considerano l’Alpago un caso particolare generalizzando e liquidando la questione emigrazione col fatto che “tutti andarono a Venezia”. L’emigrazione permanente invece non fu un fenomeno diffuso, le poche famiglie che se ne andarono definitivamente lo fecero negli anni Trenta e dopo la Seconda Guerra Mondiale; le mete non furono soltanto i paesi d’oltre oceano, ma anche le città industriali del Nord ed i paesi europei. L’elemento che rese gli alpagoti incapaci di abbandonare i propri paesi fu proprio l’attaccamento e l’amore che ancor oggi li lega alla propria terra. […]. Cfr. Monja De Min, Novant’anni di cooperazione a Lamosano d’Alpago, op. cit., p. 16.
[3] Mario De Nale, Personaggi Illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi, Istituto Storico Bellunese, Belluno, p. 86.
[4] Sono circa 400 i suoi allievi che dopo la sua morte hanno continuato a suonare la sua musica. A suo ricordo è stato fondato un gruppo intitolato I Basiliani. [Nota dell’A.]
[5] Cfr Mario De Nale, Personaggi Illustri dell’Alpago e Ponte nelle Alpi, op. cit., p.87.
[6] Testimonianza di Mauro Munaro, dicembre 2013.
[7] Itinerario didattico e musicale a cura di Andrea Bayou, composto da sei brevi brani per pianoforte, accompagnanti dal testo basato sulla cultura e sul territorio culturale dell’Alpago. [Nota dell’A.].

Andrea Bayou

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Fondatore e Presidente del centro culturale G.J. Antiga.