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Cassette di sicurezza
Cassette di sicurezza

Cassette di sicurezza

Cassette di sicurezza in Banca?

Cassette di sicurezza per evitare la patrimoniale? Molti risparmiatori per evitare accertamenti fiscali e una futura patrimoniale, spostano i soldi liquidi dal conto corrente alla cassaforte della banca.  Molti politici pensano di risolvere la crisi con una patrimoniale, ma mettere i soldi nelle cassette di sicurezza non è privo di rischi. Anzi per mettersi al sicuro si rischia di più.

Le cassette di sicurezza sono un servizio di custodia offerto dagli istituti di credito, di norma sotto la responsabilità dell’ufficio titoli.  Pare che in questo sciagurato Paese, invaso da un’ignoranza economica conclamata, stia prendendo piede la convinzione che depositare sostanze liquide in cassette di sicurezza all’interno delle banche, possa costituire un’ottima soluzione per difendere (lecitamente) i risparmi dall’aggressione che si potrebbe subire per via di eventuali imposte patrimoniali. Chi gradisce avere rassicurazioni circa l’allocazione del proprio patrimonio, anche al fine di evitare eventuali imposte patrimoniali, o qualche altra diavoleria che potrebbe abbattersi sui risparmi, resterà deluso.

Liquidità in in valuta

Tutto in banca nelle cassette di sicurezza? Molti si sono già recati in banca, hanno liquidato il patrimonio mobiliare. Hanno poi convertito tutto il ricavato dalla vendita di titoli in valute …pregiate, depositando il tutto in una cassetta di sicurezza della banca. Magari hanno anche esteso la garanzia assicurativa contro furti che la cassetta di sicurezza potrebbe subire, elevandola allo stesso livello del patrimonio ivi depositato: 500 mila euro, circa. Questo comporta costi aggiuntivi non del tutto trascurabili. Quelli che si sono comportati così sono i classici “polli” che non si accorgono di essere polli. “Pollastri” che rischiano  di essere spennati vivi.

Cassette in banca

Cassette in banca

Il ragionamento che hanno fatto i polli per proteggere i loro risparmi potrebbe risultare condivisibile, ma fino ad un certo punto. Infatti, almeno in via di principio, convertendo il patrimonio mobiliare in sostanze liquide, seppure assolutamente legale, potrebbe apparire una soluzione vincente; quando, in realtà, ci sono comunque dei rischi di non poco conto.

Come sfuggire ad una imposta patrimoniale? Liquidare i propri investimenti, potrebbe essere una buona soluzione, perché il fisco non può tassare ciò di cui non conosce l’entità, la collocazione, e il soggetto che ha la disponibilità delle sostanze liquide. Inoltre, una diversificazione valutaria potrebbe risultare un buon affare in caso di ritorno alle valute nazionali. Anche questo potrebbe risultare verosimile, determinando delle plusvalenze che si incasseranno successivamente, all’atto della conversione delle valute nella nuova valuta nazionale. Tuttavia ci sono dei grandi SE.

Rischio cambio

Il rischio cambio è insito in una diversificazione valutaria; si potrebbe arginare con una serie di derivati a copertura del rischio (sostenendo comunque ulteriori costi non del tutto trascurabili). I “polli” non considerano quattro fattori, non trascurabili.

Riemersione del liquido

Prelevare in contanti (e convertire) una somma di denaro dal proprio conto corrente, potrebbe accendere l’interesse del fisco, che potrebbe essere indotto a promuovere qualche accertamento non solo limitato alla sfera di quel patrimonio. Sotto il profilo fiscale, sorge il problema successivamente nella fase di riemersione di queste sostanze liquide che ritorneranno nel conto corrente. La banca infatti  non solo ai fini della normativa sull’antiriciclaggio, sarà tenuta ad effettuare le relative segnalazioni alle autorità preposte. Quindi, ammesso che si eviti l’accertamento del fisco in occasione del prelievo dal conto, non si può evitare in futuro, in occasione della riemersione delle sostanze, con il versamento sul conto corrente. In questo caso, l’onore di provare la legittimità (non solo fiscale) del patrimonio versato sul conto, spetta al risparmiatore, che rischia di diventare anche contribuente, per via dell’accertamento fiscale che potrebbe subire.

Assicurazione

Chiunque ponga dei valori in una cassetta di sicurezza, vuole anche avere tutte le garanzie, in termini assicurativi, circa il fatto che i propri valori siano custoditi in tutta sicurezza e tranquillità protetti dai furti. Il canone relativo alla cassetta di sicurezza, comprende anche un’assicurazione contro il furto, che copre, nella maggior parte dei casi, fino ad un massimo di 2500/5000 euro di valori depositati. Se si depositano valori molto più alti, di solito di alza la garanzia fino allo stesso livello delle somme depositate, pagando l’integrazione assicurativa.

La banca segnala

Le banche, nell’ambito delle comunicazioni che sono tenute ad effettuare periodicamente al fisco, sono obbligate a segnalare anche i dati anagrafici dei titolari di cassette di sicurezza, i relativi accessi e, guarda caso, anche il valore dell’assicurazione posta a tutela delle somme ivi depositate. Ciò potrebbe lasciar supporre che, in caso di una eventuale imposta patrimoniale, il fisco potrebbe essere tentato di colpire anche le cassette di sicurezza ampliando la base imponibile del prelievo, fondando la pretesa proprio in base al valore dell’assicurazione. Esistono dubbi sulla legittimità di un eventuale imposta patrimoniale fondata su una base imponibile assunta in base al valore assicurato di una cassetta di sicurezza, tuttavia è chiaro che, se così non fosse, il fisco potrebbe colpire i valori depositati al pari di altri tipi di impieghi o di investimenti. I tentativi profusi dal risparmiatore per nascondere i risparmi dall’aggressione del fisco, potrebbero risultare del tutto vani, se non letali.

Costi

I costi che potrebbero essere addirittura superiori all’imposta patrimoniale che si vorrebbe evitare se poi la patrimoniale non arriva.  Pertanto, depositare il proprio patrimonio liquido in una cassetta di sicurezza, è una strategia priva di rischi? No. Esiste anche il rischio di dover prolungare per un periodo di tempo non breve questa strategia, rinunciando a qualsiasi forma di remunerazione, ad esclusione di quella eventualmente derivante dall’apprezzamento delle valute straniere depositate. Spesso le banche chiedono anche l’apertura di un conto corrente  ed aggiungono al canone delle spese collaterali.

Solidità della banca prescelta.

Occorre comunque valutare con molta attenzione la banca sulla quale depositare il risparmio, stante il precario equilibrio in cui versano un numero non del tutto trascurabile di banche, sia grandi che piccole. Le cassette di sicurezza non sono un buon parcheggio della liquidità. Meglio finanziare lo Stato con bot a 6 – 12 mesi massimo. Evitate le obbligazioni bancarie.

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