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giuseppe camerata, pittore, venezia
Giuseppe Camerata pittore veneziano

Giuseppe Camerata nello splendente settecento

GIUSEPPE CAMERATA

Il “Felice Pittore”

Continuiamo la nostra passeggiata artistica insieme ai pittori dello splendente Settecento. Incontriamo Giuseppe Camerata, nato a Venezia nel 1676, le sue opere non sono facilmente rintracciate, ma poiché è nel 1755 fra i nomi dei fondatori dell’Accademia, si pensa abbia raggiunto una certa notorietà.

Giuseppe Camarata è un allievo di Gregorio Lazzarini che però si allontana subito dalla sua influenza. Se ne accorge subito il Da Canal nel 1732 articolando il suo giudizio critico con positive articolazioni dei giudizi che si fondano sul “buon colorito”, l’abilità nel “chiaroscuro” e la “maniera assai spedita” dei suoi lavori.

Si continua a pensare che sia arrivato a una fama molto importante nell’ambiente veneziano, ma le sue opere trovate non sono molte e questo lascia i critici con tante espressioni e segni da decifrare.

Alessandro Longhi nel 1762 lo chiama il “Felice pittore” e di larga fama raggiunta dipingendo in molte chiese tavole, d’altare e quadri laterali sempre a concorso “de’ valent’uomini suoi coetanei”. Nel contempo si afferma un nuovo gusto neoclassico a cui corrisponde lungo silenzio critico sull’arte fantasiosa e briosa del Roccocò; viene dimenticato il Camerata, ma anche il Ricci, i Guardi, il Pittoni, e messo in disparte persino l’ineguagliabile Tiepolo. Tutte correnti che si susseguono e per le quali gli artisti dell’epoca sono in continuo cercare di essere e trasmettere il bello.

La pittura del Camarata si può definire e comprendere attraverso i suoi tratti raffinati e vaporosi su una magica intonazione lunare impreziosita da lievi “cangiantismi” come si possono ammirare nel “Cristo” e la “Veronica” della chiesa dello Spirito Santo di Venezia.

Giuseppe Camerata – Miracolo di S.Girolamo Miani

Questa affermazione di raffinatezza continua anche nel dipinto intitolato “Miracolo di S. Girolamo Miani” dipinto forse nel 1747, in occasione della beatificazione del Santo che apparteneva alla nobile famiglia veneziana Miani, presso la quale il Camerata visse “a titolo di pittore di casa” fino alla sua morte.

La critica più antica cita diverse opere e quella che ci è pervenuta più nitida è il “Miracolo di S. Eustachio” in S. Stae a Venezia. Muore nel 1762 nella propria casa a S. Marziale.

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