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Epidemia Brexit
Epidemia Brexit

La bellezza di comunicare agli altri una cosa e la risposata esiste

Una domanda inaspettata

In una normale giornata di sole, anzi stamattina era nebbioso, mentre adesso si sta bene, una ragazza ti chiede una cosa: “Ma secondo lei dobbiamo preoccuparci di questa epidemia?”

Io le ho risposto di no, perché sembra essere una scusa per coprire una notizia molto importante e grave: la Brexit. Per l’Europa l’uscita dalla CEE del Regno Unito è una sconfitta enorme e poco se ne deve parlare.

E con ciò, siamo tutti in attesa del primo febbraio 2020, quando incomincia il secondo quadrimestre nelle scuole e saremo senza Gran Bretagna nella Comunità Europea. Nella nostra società di filosofi ce ne sono molti, e non voglio essere uno nuovo, purtroppo la realtà è questa e non possiamo scappare.

Quando ci sono dei fatti gravi e scomodi, è meglio coprirli con altri meno importanti, così da fare confusione e le persone rimangono estranee e disinformate.

L’anno 2020 è nato come “L’anno che verrà” di una famosa canzone del grande Lucio Dalla, dove circa trentanni fa aveva già previsto tutto ciò, mancano solo il matrimonio dei sacerdoti. Ci arriveremo! Ora stiamo guardando la televisione che cosa ci vuole dare, e noi lo accettiamo con suprema abnegazione.

Ci sediamo sul divano col nostro amore in fianco e piangiamo delle disgrazie altrui. Che cosa ne pensate se invece ridiamo? La vita regalata è una solamente e cerchiamo di viverla e scorrerla appieno in felicità. Nasce l’acqua dalla sorgente quando le gocce piovono dall’alto, noi troviamo un nuovo amico senza neanche cercarlo.

Camminare sulle acque sembra un’utopia, mentre lo facciamo tutti i giorni quando attraversiamo un ponte. Ieri una brava persona mi ha aiutato nella mia carriera, grazie di tutto.

Adesso smetto di scrivere, devo preparare le lezioni di stasera. Sono professore di matematica e per ben diciotto anni, non sapevo di esserlo.

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