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Luciano Buosi - Intervista ad un jazzman

Luciano Buosi – Intervista

Marca Aperta intervista Luciano Buosi

Luciano Buosi si diploma in pianoforte all’età di 19 anni, e dopo aver suonato rock e musica di tendenza negli anni 70, concentra la sua attenzione verso la musica jazz e fonda una associazione musicale: la Blue Note music. Questa associazione ha un duplice obbiettivo: diventare una scuola di musica moderna e jazz e di organizzare e dirigere la BlueNoteOrchestra, una big band di 20 elementi per portare i “classici” della musica nero americana in tutta Italia e all’estero con un centinaio di concerti , fino alla chiusura dell’attività concertistica nel 2000.
Ora Luciano Buosi si dedica a comporre musica da film e chill House. Il jazz resta comunque uno dei grandi obiettivi della sua vita.

Chi è Luciano Buosi? 

Luciano Buosi è un musicista, un pianista, un docente, un compositore e organizzatore di eventi .

Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Nelle diverse fasi della vita, gli obbiettivi e le energie vengono messe in direzioni che possono esser modificate col tempo, come, ad esempio, col passare degli anni, certe amicizie si diradano e altre entrano nella tua vita all’improvviso.

Pensando quindi che la mia vita , fin dalla giovane età è sempre stata imperniata ed impregnata di musica , soprattutto grazie a mio padre , violinista , le mie fonti di ispirazione musicale , iniziano con la musica classica per poi spostarsi nel rock progressivo degli anni ’70, (vedi Premiata Forneria Marconi , Deep Purple, Banco del Mutuo soccorso ma soprattutto impazzivo per Gentle Giant, – gruppo che secondo me non ha avuto il successo che meritava in quegli anni -)

In seguito i miei interessi e ascolti musicali sono cambiati profondamente , negli anni 80 ho cominciato ad ascoltare la musica jazz , ho fondato una associazione dal nome altisonante nel mondo del jazz “ Blue Note “, e ancora oggi mi interesso , suono e ascolto questo genere musicale , ora cerco come musicista di attingere linfa creativa ed ispirazione da Brad Mehldau, Keit Jarrett, Marcin Wasilesky , Jerry Bergonzi …

Cosa significa insegnare musica?

Significa dire e far conoscere quello che i mass media non insegnano. Far conoscere l’altra musica: classica, sinfonica, operistica, il blues , il jazz …

Dare ai giovani le capacità di giudizio sulla buona o cattiva musica, dar loro il potere di scelta cosciente, far riconoscere il valore della stessa a prescindere dai bombardamenti commerciali che i giovani oggi sono sottoposti, e che vanno in una unica direzione, quella del profitto delle case discografiche .

Ti senti più insegnante o musicista?

Ho cominciato ad insegnare musica a 19 anni , subito dopo il diploma di Conservatorio e la maturità magistrale , ho sempre cercato di fare il mestiere di insegnante con onestà e serietà e professionalità , ma se ascolto il mio cuore mi sento piu’ musicista che insegnante!

Secondo te perché il musicista è più apprezzato all’estero che in Italia? 

All’estero, è verissimo, il musicista è stimato ed apprezzato : proprio qualche mese ho suonato a Dublino ed ho visto che la gente ascolta , da segni di assenso, applaude e questo ti fa star bene, perché significa che stai comunicando con loro, stai dando loro qualcosa di importante in quel momento, qui in Italia televisione e radio convogliano tutti noi ad una unica tipologia di ascolto e genere: quello pop e musica d’autore .

Farei questa affermazione : “Se non canti non sei nessuno“. Puoi saper suonare straordinariamente uno strumento ma se a fianco sul palco c’è un cantante, anche di spessore modesto, l’attenzione del pubblico va su di lui, è lui la “star” .

In definitiva voglio dire che la gente ha smesso di ascoltare il “suono”, l’esecutore strumentale, ascoltare il timbro dell’oboe, del flicorno, del violoncello … a quanti interessa? Le scuole vivono grazie agli iscritti a canto moderno, i Dj lavorano molto più dei musicisti … sarà dura far cambiare le coscienze !

Che fine ha fatto il Jazz Festival organizzato dalla Blue Note ?

L’associazione Blue Note che coordino fin dal 1988, ha portato a Treviso concerti, corsi didattici, e una delle più significative orchestre jazz del dopo guerra: la Blue Note Orchestra, nata grazie a molti musicisti che si sono impegnati negli anni 90 a preparare un programma e un genere musicale ancora distante dalle abituali sonorità dei cittadini . Negli ultimi anni la Blue Note si è impegnata ad organizzare un festival Jazz per la Marca trevigiana, sono intervenuti musicisti di spessore (George Cables, Carl Burnett, Bob Magnusson, Marco Tamburini … solo per citarne alcuni) ma purtroppo questa manifestazione è durata solo due edizioni; i fondi messi a disposizione dall’associazione, il mio personale impegno, il consenso dei cittadini, la massiccia partecipazione e i commenti positivi delle persone di settore non possono bastare!

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